Friday, April 25, 2008

IL BAUHAUS

di Simona Di Mauro

Nell’aprile del 1919 un volantino di quattro facciate rendeva pubblico il manifesto-programma di una nuova scuola che nasceva dalla fusione dell’Accademia di Belle Arti e la Scuola d'Artigianato artistico di Weimer, sotto la denominazione di Bauhaus statale di Weimer (nome che ricorda la corporazione edile medievale, la Bauhütte e che letteralmente significa 'casa delle costruzioni') .

Il testo, redatto dal direttore appena designato, l’architetto Walter Gropius (1883-1969), conteneva un appello rivolto a tutti gli artisti affinchè si unissero nella realizzazione di una nuova ‘opera d’arte unitaria’, una ‘grande architettura’ capace di riunificare le diverse manifestazioni artistiche e, contemporaneamente, di dare forma ad un’arte, non più relegata nei salotti borghesi o nelle severe sale dei musei, ma popolare e collettiva, in grado di segnare profondamente la quotidianità della vita contemporanea. L’obiettivo, perseguito dal Bauhaus, di creare una nuova opera d’arte collettiva, monumentale, moderna, si rivelerà, come avremo modo di vedere, un’utopia ma stimolerà di fatto una proficua ricerca di interazione fra le diverse discipline artistiche al di là dei loro angusti confini. I maestri e i giovani artisti della scuola, in un rapporto di collaborazione reciproca, si interesseranno, infatti, non solo all’architettura, alla pittura e alla scultura ma anche al teatro e alla fotografia, alla grafica pubblicitaria e alla progettazione di mobili, al disegno di tessuti e alla tipografia. Il primo programma del Bauhaus si prefiggeva di istruire una nuova comunità di ‘artisti-artigiani’ (‘L’arte ha origine al di là di tutti i metodi, essa non è di per sé insegnabile, come lo è invece l’artigianato […]. Una formazione artigiana sistematica sarà considerata premessa ineludibile di ogni attività creativa’) la cui formazione si articolava su tre livelli paralleli: quello dell’apprendistato nel laboratorio artigianale (di pittura murale, tessitura, rilegatura, falegnameria, ceramica e dei metalli), quello dell’insegnamento del disegno e della figura, infine quello dei corsi teorico-scientifici, della storia dell’arte e della scienza dei materiali, dell’anatomia e della fisica. Tale innovativa impostazione didattica mirava ad inserire la produzione artistica nell'economia moderna, superando l’antico antagonismo tra arte e artigianato, arte e tecnica, individualità e produzione industriale.

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